Perché le diete smettono di funzionare?

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Tante statistiche ci raccontano che le diete ipocaloriche per il controllo del peso non riescono a funzionare come ci si attende soprattutto nei regimi più restrittivi e che con il tempo riconducono a situazioni addirittura peggiori rispetto a quelli iniziali in termini di composizione corporea. Una chiave di successo decisamente più sicura sarebbe quella di seguire una dieta normo calorica equilibrata insieme ad un’attività fisica regolare. Non siamo grassi perché mangiamo di più ma perché lo stress, la pigrizia, gli stili di vita ci portano a sacrificare l’attività fisica a vantaggio di impegni e abitudini sedentarie.

Perché le diete non funzionano: la restrizione calorica e le reazioni del corpo umano

Ci sono tre aspetti che riguardano le diete che non rispettano le basi dell’alimentazione: uno di questi è che si tratta di regimi che mirano sì a ridurre il peso ma l’approccio corretto sarebbe quello di ridurre il grasso e non meramente il numero segnato dalla bilancia.

In secondo luogo si tratta di diete che colpiscono la massa muscolare che invece è la parte più importante e attiva nella ossidazione degli stessi grassi ossia più massa muscolare abbiamo più facilmente possiamo dimagrire: e questo accade perché il tessuto muscolare è quello metabolicamente più attivo.

In terzo luogo la perdita di peso innescata da questa dieta è talmente veloce che il corpo si difende reagendo conservando il grasso, intuendo un periodo di carestia, così come viene percepito. Il grasso diventa quindi un prezioso deposito energetico.

Per questi motivi il grasso viene eliminato ancora più lentamente considerando che il corpo recepisce una situazione d’emergenza e più ci sforziamo di ridurre il peso e più l’organismo opporrà resistenza.

La carenza alimentare è l’idea che il corpo percepisce da una restrizione calorica importante ed improvvisa e l’organismo tenderà quindi a sacrificare il muscolo cercando di conservare quanto più grasso possibile per mantenersi in vita. È interessante ad esempio notare la composizione corporea dei soggetti anoressici che pur sopravvivendo con 500 calorie al giorno o poco più presentano una composizione corporea grassa oltre il 30%, percentuale che corrisponde alla definizione dell’obesità paradossalmente.

Questo regime alimentare genera un tale catabolismo muscolare e una tale riduzione del metabolismo stesso che una percentuale elevata di grasso deve essere presente per garantire la sopravvivenza dell’individuo. Il nostro corpo quindi si attiva per vanificare questi sforzi dimagranti sia durante che dopo la dieta, facendo sì che i chili in eccesso vengano recuperati anche con gli interessi rapidamente! Oltre 200 o 250 g settimanali di grasso perduto attivano questa difesa per sopravvivere.

Quanto grasso ci serve davvero?

Per quanto riguarda il genere maschile parliamo di una percentuale grasso variabile tra il 9 e il 12% che arriva al 15% per una donna; questa percentuale va mantenuta tutto l’anno per garantirsi un ottimale stato di salute e una buona prestazione fisica. Per quanto riguarda l’estetica dobbiamo pensare che le percentuali citate riguardano il grasso distribuito in tutto il corpo senza considerare le zone in cui sia praticamente assente e quelle in cui risulti decisamente più concentrato.

Ricordiamo infine che il presupposto principale del dimagrimento è il deficit calorico ossia l’introduzione di meno calorie rispetto a quelle bruciate, senza superare i livelli di sicurezza che abbiamo spiegato in questo approfondimento, facendo sì che il corpo si adegui gradualmente alle nostre istruzioni e non reagisca in maniera contrastante e oppositiva.

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